Kiwi, Annaffiatoio - Alessi
Kiwi, Annaffiatoio. Annaffiatoio in resina termoplastica, azzurro con beccuccio in acciaio inossidabile 18/10 - Alessi.
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Kiwi, Annaffiatoio. Annaffiatoio in resina termoplastica, azzurro con beccuccio in acciaio inossidabile 18/10 - Alessi.
Storia di Kiwi Chi regala un oggetto si identifica con esso: se loggetto è spiritoso lo sei anche tu, se è raffinato ed elegante lo sei anche tu che lhai scelto.
Si direbbe che non potendo offrire in regalo il frutto della tua creatività il tuo possibile vanto è quello di aver saputo scegliere, tra tutto il banale che ti si offre, loggetto intelligente, originale, raffinato: allora sarai anche tu intelligente, originale e raffinato.
In generale disegnare per Alessi vuole dire proprio compiere un percorso in tal senso.
Con Kiwi abbiamo avuto lopportunità di intervenire su una tipologia di prodotto di solito confinata a un livello di disegno modesto, e in tal modo il nostro compito è stato facilitato. Ma la strada non è stata né breve né lineare.
Ci siamo subito orientati verso un contenitore assimilabile a una bottiglia, realizzato con tecniche che avrebbero consentito forme compatte e chiuse. Il primo disegno e il primo modello di carta era un lungo cono con una maniglia ricavata nel volume, come nei contenitori di shampoo: ma come mettere un lungo cono sotto il rubinetto di un lavandino? Il cono ha allora cominciato a incurvarsi in avanti: che bello è un corno! porta fortuna! Ma il problema rimaneva. Abbiamo poi capito che bisognava coricare il cono in orizzontale, solo così sarebbe stato facile riempirlo dacqua sotto un rubinetto.
Levoluzione della forma ha avuto un percorso contrario a quello delluomo: da erectus a coricatus.
Al centro avremmo collocato la maniglia e un rigonfiamento per contenere 2 litri dacqua, a una estremità un lungo becco per arrivare facilmente ai vasi, allestremità opposta un piccolo imbuto per il riempimento.
Ora, pensavamo, sarebbe stata solo una questione di disegno, di elaborare una bella forma con linee fluenti aiutati da un primo studio in creta, poi da questi meravigliosi programmi di elaborazione tridimensionale.
Infine un modello vero ci ha dato il brivido di veder realizzato il nostro pensiero, di toccare con mano ciò che avevamo solo immaginato: una sensazione di onnipotenza che accompagna il designer di fronte al primo modello.
Ma ahimè a questa piacevole sensazione ha fatto seguito una cocente delusione nel vedere lacqua uscire anche da dove avrebbe dovuto solo entrare.
Allora con uno spunto risolutivo abbiamo spostato il foro dingresso sotto la maniglia, in posizione baricentrica, utilizzando per imbuto lo scavo già previsto nel volume.
La messa a punto del prodotto, con laiuto dei modelli che sono seguiti, è una storia di ordinaria professionalità. Per chi pensa che realizzare una buona idea significa pensarla di notte, disegnarla la mattina e vederla finita la sera, questa storia è forse una sorpresa. Donato DUrbino e Paolo Lomazzi
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