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Mr. Chin, Portachiavi
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Mr. Chin, Portachiavi - Alessi

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Mr. Chin, Portachiavi azzurro. Portachiavi in resina termoplastica, blu. Decorato a mano - Alessi.

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Mr. Chin, Portachiavi azzurro. Portachiavi in resina termoplastica, blu. Decorato a mano - Alessi.

La collezione “The Chin Family”, nata dalla collaborazione tra Alessi e il National Palace Museum di Taiwan, ha avuto come primo obiettivo il concept di una figura che facesse da mascotte per il museo.

Stefano Giovannoni da questo brief ha ricavato una famiglia di piccoli personaggi che interpretano ognuno il ruolo di una tipologia funzionale casalinga. Interessante la tecnologia di realizzazione dei personaggi: invece di essere realizzato con una sola iniezione di stampaggio, ogni oggetto è stampato in pezzi separati poi assemblati come figurine di legno, i dettagli delle raffinate interpretazioni degli abiti orientali sono dipinti a mano.

Il National Palace Museum di Taiwan può essere considerato, per la ricchezza e la vastità delle sue collezioni di antichità, pittura e calligrafia, oggetti, libri e documenti, il Louvre dell’Oriente.

Le raccolte, originate dalla collezione imperiale della dinastia Ch’ing e dalle precedenti dinastie Sung, Yuan e Ming, ne fanno il principale custode dell’arte e della cultura cinese.

La sua storia è travagliata. Al tempo della fondazione della Repubblica Cinese le collezioni erano depositate nella corte interna della parte nord della Città Proibita, da dove nel 1917 il governo repubblicano le trasferì nella corte esterna.

Durante i primi anni della Repubblica si scatenarono le lotte tra i vari signori della guerra.

Nel 1924 Feng Yuhsiang occupò Pechino constringendo l’ultimo imperatore, P’u-i, a lasciare la Città Proibita e costituì il Comitato dei Possedimenti Imperiali Ch’ing riuscendo a fermare così le grandi perdite di opere avvenute negli anni precedenti. Il Palace Museum fu inaugurato ufficialmente il 10 ottobre 1925 nella Città Proibita e le sue collezioni furono aperte al pubblico.

Il Museo consisteva allora in due dipartimenti: Antichità e Libri.

Nel 1928 l’armata nazionalista entrò in Pechino, nominò I P’ei-chi a capo del Museo e trasformò formalmente il Museo in una istituzione governativa. In questi anni, considerati il periodo d’oro del Museo in territorio cinese, l’attività di esposizioni si sviluppò notevolmente e già nel 1936 erano state pubblicate centinaia di libri sulle sue collezioni.

Nel 1931, in seguito alle agitazioni nella Cina del nord, il governo nazionalista decise di evacuare le collezioni a Shanghai, da dove pochi anno dopo furono spostate in magazzini costruiti appositamente nel monastero taoista Ch’ao-t’ien-kung a Nanchino.

In seguito all’incidente del Marco Polo Bridge nel 1937 le collezioni furono divise tra Pa-hsien nello Szechwan e Nanchino, da cui dopo la caduta di Shaghai furono evacuate in diverse destinazioni, fino alla destinazione finale di Lo-shan nella provincia di Szechwan.

Durante la guerra sino-giapponese il Museo si limitò alla protezione delle collezioni, rimaste impacchettate, anche se nonostante le difficoltà l’attività di esposizione continuò in forma ridotta.

Dopo la sconfitta giapponese nell’agosto 1945 il Palace Museum rimise insieme le collezioni dai siti di magazzinaggio di Pa-hsien, O-mei e Lo-shan, spedendole a Nanchino.

Nell’autuno 1948, in seguito ai combattimenti tra le armate nazionaliste e comuniste, fu deciso di spedire gli oggetti più preziosi a Taiwan, dove si iniziò la catalogazione delle collezioni e riprese l’attività di scambio con gli altri musei internazionali.

Una nuova sede è stata completata nel 1965 nel sobborgo di Taipei, e da quel momento il Museo ha avuto diverse espansioni.

L’attività si è da allora ampliata con attività didattiche, di ricerca, di pubblicazioni e di collaborazione con le altre istituzioni internazionali.

L’inventario completo delle collezioni, che raccolgono i pezzi più interessanti dell’arte e dell’arte applicata della storia della Cina, è stato completato nel 1991.

La collaborazione tra Alessi e il NPM di Taiwan va inquadrata nell’intenzione del Museo di aprirsi ulteriormente alla scena internazionale e di promuovere una migliore conoscenza della cultura e della storia cinese in Occidente. Insieme, abbiamo chiesto a Stefano Giovannoni di immaginare e disegnare una sorta di mascotte per il nuovo Museo nel XXI° secolo.

Ne è nata per il catalogo “A di Alessi” la “famiglia di Mr. Chin”: una serie di piccoli personaggi che interpretano ognuno un ruolo di tipologia funzionale casalinga.

“Mr. Chin” rappresenta anche una sorta di nuovo episodio del linguaggio ludico: invece di essere realizzati con una sola iniezione come avviene nella tecnologia di stampaggio abituale dei materiali plastici, i personaggi-oggetto sono invece stampati in pezzi separati (la testa, il cappello, il pompon, il corpo, il piede) che vengono successivamente montati come fossero delle figurine in legno o delle bambole in porcellana, permettendo in questo modo di dare migliore risalto alle raffinate interpretazioni giovannonesche delle decorazioni degli abiti, che sono dipinte a mano.

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